Siamo tutte marionette in mano a pochi che detengono il potere di tutto. Perché la cultura, il sapere e la conoscenza fanno paura?

Forse perché un popolo istruito non si lascia comandare? Non so davvero quale sia il modo, nel macro sistema di una società, per combattere tale situazione. Informarsi, leggere, studiare sono sicuramente ottimi propositi e poi, non smettere mai di COLTIVARE BELLEZZA, andare contro i mulini a vento, senza paura. Crederci. Profondamente. Una goccia è solo una goccia. Tante gocce formano un mare.

Leggo spesso di vignette che incitano all’ignoranza, ad un governo che ci vuole gretti e passivi. Se aggiungi che siamo un popolo poco avvezzo alla ribellione e lascivo, il mix è fatto. Ma noi proveniamo da degli avi che ci hanno lasciato in eredità un patrimonio notevole, invidiato in tutto il mondo. Eppure, oggi, l’Italia investe in cultura solo l’1,1% del Pil. È assurdo, inconcepibile. Mostruoso. I finanziamenti per teatri, musei e forme d’arte in genere sono ridotti all’osso, e sentiamo sempre ripetere che per questo genere di cultura non ci sono fondi.

Chiudono due punti Feltrinelli a Roma? Ma come? Ma su cosa devi investire per formare le nuove generazioni se non in cultura?

La cosa non mi farebbe arrabbiare se anche in tv scarseggiassero programmi di dubbio valore “culturale”: Grande Fratello, La Pupa e il secchione, Uomini e Donne, per citarne alcuni. Ma quelli persistono, aumentano, fanno share altissimi. Analizzando il fenomeno, giungo alla conclusione che anche questo è Cultura.
Perché? Perché dà uno spaccato della nostra società, di come intessiamo relazioni e comportamenti sociali. E comunque c’è chi lo guarda perché, da sempre, l’uomo è un animale pettegolo e curioso che gode nel vedere gente che litiga o che si prende a parolacce.
A questo assistiamo divertiti. Davanti ad un tg assistiamo inermi. Consapevoli, forse che quello che stiamo guardando è solo quello che vogliono raccontarci. Non è la verità.
La televisione è la massima esponente della comunicazione mediatica, colei che filtra ciò che dobbiamo sapere e ciò che deve essere occultato.

A sei anni chiesi a mia madre di andare a fare teatro perché amavo imitare le persone. Volevo studiare la dizione perché, vivendo a Catanzaro, il mio accento era forte e cacofonico al mio orecchio.

Trovai la passione della mia vita e i libri divennero la mia televisione

Ricordo come fosse ieri, la faccia della maestra soddisfatta. Da allora, grazie a tutte le storie che lessi, la mia fantasia si fece fervida e iniziai a prendere 10 ai temi di italiano. La cosa continuò fino al liceo. E poi, mi laureai in lettere. Il teatro, i libri, frequentare un corso di recitazione, tutto contribuì alla mia istruzione. Alla mia “cultura”. Oggi sono mamma e vivo in un mondo virtuale in cui i giovani fin da bambini sono abituati a chattare su twitter, Facebook, Instagram e Tik tok (un nuovo diabolico social).

Ma tutte le sere non mi sento in pace se non accompagno mio figlio a letto leggendo una storia, ogni sera una diversa, e se non leggo io qualche pagina di un buon libro posto sempre sul mio comodino.

La cultura è importante. Lo griderò a gran voce finché potrò. Perché rende persone migliori.

Stefania Pascali

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