I periodi difficili sono quelli che ti mettono di fronte a te stesso.

Nel mio caso, la creatività in questi momenti, è altissima così come l’ispirazione.

È inutile, quando hai a che fare per molto tempo con i tuoi pensieri, il fuoco delle parole fluisce aprendo sprazzi di genialità.

Ormai è sicuro, i teatri non apriranno prima di dicembre. Il ministro della cultura, Franceschini, ha proposto una mezza cosa a livello tetrale ma il popolo degli attori e dei lavoratori dello spettacolo lo sta mangiando, dopo averlo fatto a pezzi.

Prima siamo andati giustamente in collera per non essere stati contemplati tra i lavoratori e per questo è sacrosanto battersi. Creare sindacati a nostra tutela e tutto ciò che serve per assurgere ai nostri diritti.

Non sono molto convinta, al contrario, delle polemiche avanzate dai miei colleghi. Voglio dire la situazione è questa. Il cinema e il teatro sono luoghi di assembramento, non si possono riaprire.

È abbastanza patetico arrabbiarsi.

Si proponeva una piattaforma Netflix della cultura ma poi, mi chiedo, se si tratta di video on-line, non è più teatro!

“Dobbiamo rivedere il teatro nella sua forma classica!”

Ma come fai a pensare al teatro in un altra maniera?

Sono convinta, anche che, se il ministro non avesse proposto niente, si sarebbero scagliati tutti contro ugualmente.

Ora, a prescindere dalle vere difficioltà di una piattaforma, dove andrebbero in onda sempre e solo gli spettacoli dei cosiddetti” famosi”, la fine che faremo noi, microscopici attori, non ci è data sapere. A mio modesto parere, ora come ora, si deve abbandonare l’idea di teatro al chiuso. Non si può organizzare nulla in quel senso. Via a stagioni di prosa e similari.

Purtroppo, il teatro ce lo dobbiamo proprio dimenticare dovendo, per qualche mese, cedere all’idea o di dedicarsi ad altro (smettiamola col mito che: se non faccio teatro, io non mi sento nessuno!) oppure, prendere il sussidio e studiare per tempi migliori.

La vita è una continua altalena che ti mette alla prova.

Ci chiede elasticità.

Il ministro  ha detto la prima cosa che gli è venuta in mente, ma anche se ci avesse pensato, quale poteva essere questa idea geniale? Il teatro è contatto ed ora il contatto è bandito. Stop. Non c’è molto da girarci intorno.

No, non mi è passato l’entusiasmo, al contrario ne siamo stracolmi. Stanno capitando offerte lavorative inattese e possibilità che, in tempi normali, non sarebbero potuti esistere. Non ne avremmo avuto il tempo.

Amo con tutta me stessa quello che faccio, è pleonastico ribadirlo e non vedo l’ora di ripartire a bomba. Perché è così che ripartiremo, a bomba e con un forte desiderio di riscatto della nostra libertà.

Andrà meglio di prima.

Ma non scagliamoci contro nessuno. La situazione è difficile. Ci sono migliaia di categorie di lavoratori e si sta cercando per ognuno la soluzione migliore.

Dedichiamoci alla scrittura. Facciamo uscire fuori le nostre emozioni. Ne abbiamo tante. Dobbiamo solo aprire il cuore. E lasciarle scorrere. Senza paura.

Ci stupirà la quantità di bellezza che teniamo dentro.

Ad maiora semper.

Stefania Pascali

foto di Costanzo D’Angelo

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