ADESSO
Un anno sei mesi sei giorni tredici ore quindici minuti
Il testo
Lo spettacolo, racconta la storia di una giovane donna rimasta sola dopo una forte delusione amorosa.
Agata, la protagonista, dal carattere forte, passionale e al tempo stesso insicuro, è decisa a lasciarsi alle spalle il passato. Per questo, trasloca in una nuova casa, convinta di cominciare una nuova vita. Il momento di crisi post-abbandono sembra superato, così apparentemente allegra e solare, è intenta a farsi bella per trovare un nuovo amore.
La casa è nel disordine più totale. “Prima di mettere apposto fuori dovrei mettere apposto dentro” così giustifica la sua pigrizia, pur di non sistemare quei cinque scatoloni che saranno il suo incubo per gran parte del tempo. Il telefono squilla più volte, ma qualcosa la innervosisce, non le permette di avere la giusta lucidità per alzare la cornetta (la sindrome premestruale). Ciò nonostante,all’ennesimo trillo, Agata risponde.
Una delle telefonate le cambierà l’umore per tutto il resto della giornata. Riceve infatti la notizia che il suo ex storico, il suo amore folle, la sua passione travolgente, insomma il suo ex-fidanzato, si sposa con Cosetta.
Tra una conversazione e l’altra, una meditazione e l’altra, prende la sofferta decisione di andarlo a salutare per l’ultima volta. Sarà davvero l’ultima volta?
Un monologo ironico e poetico, di una donna alla ricerca della impossibile “pace interiore”.
Note di regia
In questo spettacolo il tema principale è l’abbandono.
L’immagine sullo sfondo è un orologio, un orologio privo di lancette, con numeri disposti a caso e su livelli diversi, a significare il caos, lo stesso che c’è nella testa di Agata, la protagonista. i colori dell’installazione cambieranno nel corso della pièce, così come gli umori della donna.
L’obiettivo era di voler raccontare ciò che si prova quando non si è in grado di accettare la realtà.
Da testo, il parlato recitato è contrapposto ai pensieri registrati.
Con dei tagli di luce, ho cercato di dare voce non solo al corpo della protagonista, ma anche alla sua anima, permettendo allo spettatore di entrare in empatia con il personaggio.
Chi di noi non si è mai innamorato e non ha provato il rifiuto?
E’ proprio il rifiuto che porta Agata alla pazzia, la pazzia di chi non trova soluzioni e le vuole disperatamente. Una lucida pazzia, come lucida è la consapevolezza della solitudine.
Il gioco scenico, nella seconda parte, è sull’ambiguità. Lei di fronte allo specchio a parlare di sé, per sé e contro di sé. Ma sarà la sua immagine riflessa o il suo ex?
Luigi Cilli