Te ne sei andato tanti anni fa. Ben 16. Ero poco più che una ragazza. Te ne sei andato dopo tanta sofferenza resistendo come un leone a 5 anni di malattia. Tu la tua battaglia non l’hai vinta.
Non hai visto nulla di me, la mia laurea, l’accademia. Non hai conosciuto mio marito. Non hai tenuto in braccio nessun nipote. Te nei sei andato che eri giovane, un po’ troppo.
Io ero la tua cocca, la bella di papà, la tua principessa e tu, il mio re. Desideravi vedermi in una reggia, con qualche principe che mi amava e rispettava.
Per molto tempo la morte della tua adorata Emiliuccia ha offuscato la tua assenza.
Ora le lacrime rigano il viso mentre scrivo.
Io non voglio dimenticare e quest’anno ho il bisogno di scriverti e saperti di nuovo vicino.
Mi sembra di sentire la tua mano che mi accarezza e la tua voce che mi chiama e che mi dice che va tutto bene, che non devo preoccuparmi di niente perché ci sei tu.
Ma così non è, non ci sei più.
Ho smesso di essere figlia a 21 anni.
Da quando sei andato via ne sono successe di tutti i colori. Cose bruttissime e cose bellissime.
Sono mamma di due splendidi bambini ai quali racconto che Nonno Silvio è in cielo. Mostro loro le foto di te e di noi.
Ho un bravo marito che ti avrebbe fatto incazzare forte all’inizio…
Ora ci amiamo.
Io spero tanto che davvero tu mi possa guardare e vedere come me la passo. Sapere come sto, proteggere i tuoi nipoti, tutti quanti e mamma e il tuo figlio prediletto, il primogenito Luigi.
La nostra famiglia barcolla ma non molla.
Teniamo duro.
Sono ancora un po’ arrabbiata per il fatto che tu ed Emi non siate qui.
Ma cosa mi porta la rabbia?
Ce ne andremo tutti. Prima o poi.
C’è solo da farsela andare bene e accettare.
Questa festa oggi è per te. Per il papà stupendo che sei stato con me.
Per quanto mi manchi.
Per quanto mi dispiace.
Per quanto ti amo.
Auguri, papino.
Con tutto l’amore del mondo,
tua Tatuzza.