Bene, a 40 giorni di reclusione forzata e a quanto pare, dovuta, iniziamo a tirare un po’ di somme, iniziamo a svelare i falsi miti:

Stanno soffrendo tutti: Falso. Alcuni settori stanno soffrendo, non tutti i settori.

Stanno aiutando tutti: Falso. Non stanno aiutando tutti. Molti li stanno condannando a morte.

Stanno chiusi in casa tutti: Falso. A vedere i Tg, molti escono fregandosene delle regole e della pandemia.

Sono stati stanziati un tot di miliardi di euro che serviranno a far ripartire piccole e medie imprese: Vero a metà.

Certo, non è ancora scritto niente ma, nella teoria, questo prestito che dovrebbero concedere, è fino a 25 mila euro rispetto alla dichiarazione dei redditi del 2018.

Ciò significa che se per tua sfortuna il 2018 è andato una ciofeca, ti attacchi al tram.

Se il 2019 e il 2020 sono andati o stavano andando bene, non gliene importa un fico secco a nessuno.

Ecco come il governo sta aiutando le Partite Iva.

Ci è stata tolta la libertà, un lavoro e il futuro.

I giorni scorsi non sono stati facili. Assistiamo a informazioni incerte. Soldi europei sì, no, non si sa. E intanto è da un mese che non possiamo fare niente.

La mia mente viaggia in un’altalena di umori contrastanti: da un lato cerca di farsi forza, di usare resilienza, di darsi coraggio.

L’anima degli imprenditori resiste alle intemperie, è abituata agli imprevisti, alle cadute, a risolvere problemi. Ma stavolta, la tempesta è più che una tempesta. E’ un’impresa titanica.

Dall’altro, credo che non valga la pena pensare a nulla. A questo punto dell’anno, il mio lavoro è quello di progettare la stagione di ottobre, gli spettacoli, gli attori, gli eventi. Ma a cosa serve progettare adesso? Cosa progetti, pur volendo? A chi venderai? Chi verrà a vederti? Di che mesi stiamo parlando? Il settore dello spettacolo non è neanche contemplato nel decreto Cura Italia.

Il virus ci ha violentemente strappato un lavoro che amiamo e senza il quale stiamo andando fuori di testa. Sta mettendo alla prova il nostro coraggio, la nostra forza interiore, il nostro equilibrio psicofisico. Non so se riusciamo a rendere l’idea. Sappiamo che potrà capire solo chi è nella stessa condizione ma: rimanere chiusi da 40 giorni, senza che nessuno porti uno stipendio a casa, senza avere una cassa integrazione, senza capire quando ripartiremo. Senza una prospettiva. Con due bambini piccoli che hanno bisogno di te h24 e ai quali vorresti-dovresti far fare qualche lavoretto scolastico per evitare il senso di colpa di metterli davanti alla tv. Avere a che fare con un compagno/ compagna tutto il giorno. Diciamola la verità: non è facile!

Certo, la pandemia non dipende dal nostro governo ma è dura.

E non mi venite a dire che i nonni andavano in guerra e noi stiamo sul divano.

Stiamo morendo ugualmente. Il Covid sta spegnendo la nostra creatività. L’entusiasmo di un tempo. Il sorriso che ha solo chi lavora con la gente, di chi la deve motivare, di chi è aperto e solare per carattere.

Questo sorriso che ora fa fatica ad uscire. C’è chi ti dice: Forza! Ma nel frattempo tu stai già pensando a qualcos’altro per portare soldi nelle casse di casa tua.

Alla fine della guerra ci saranno feriti e morti. A chi importerà di noi? Come farà a pensare a tutti?

Caro governo tu vai per statistiche. Ti basi su numeri, su 730. Non puoi immaginare che dietro ai tuoi numeri ci siano mamme e papà stravolti. Professionisti colpiti nella loro dignità.

Ma noi prima stavamo benissimo. Non chiedevamo niente al governo. Pagavamo le tasse e non abbiamo mai avuto aiuti pubblici. Quando li abbiamo chiesti, la risposta è stata un bel no.

Ci siamo sempre affidati alle nostre risorse e proposte.

Perché per un “autonomo” non è solo un lavoro. E’ una missione. E non parlo del teatro ma di qualunque mestiere in cui metti tutto te stesso perché ci credi. Perché non te ne importa niente se fai le 3 di mattina. Non te ne importa niente se rischi di andarci sotto o in pari. Perché è più di un lavoro. E’ tutto quello che ti rappresenta. Quello per cui butti sangue, per cui ti sacrifichi. Ciò per cui piangi o ridi. Quello che, se fai una mossa giusta vai avanti di un passo e se ne fai una sbagliata, torni indietro di dieci.

Quando ripartirà la vita, ci tireremo su le maniche e ricominceremo da capo? O sarà più remunerativo un reddito di cittadinanza? Iniziare di nuovo significa rischiare per l’ennesima volta. Facendoci indebitare fino al collo.

Proponiamo prestiti a fondo perduto. L’unica soluzione per non avere milioni di disoccupati in più.

Se avremo la forza, agiremo. E neanche di forza si tratta a questo punto ma di follia. Perché ci devono essere i presupposti sociali che ora mancano.

Siamo con le ruote a terra.

Ci sentiamo demoralizzati. Noi e quelli come noi.

Tutti i cosiddetti ” autonomi” che muovono molta parte dell’economia del paese.

 

Stefania Pascali

 

 

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