L’Italia detiene il 70 % del patrimonio culturale mondiale.

Per patrimonio culturale intendiamo tutte quelle opere storiche-culturali che sono di interesse pubblico. Intendiamo quindi tutta l’architettura delle nostre città (non solo Roma) musei, chiese, teatri.

Un’amara considerazione però accompagna questa grande ricchezza in quanto sappiamo, ahimé, come il governo non tuteli questo enorme bagaglio che ci portiamo addosso.

E non parliamo solo di cose, ma anche di persone.

Artisti italiani di ogni genere che spesso, troppo spesso, sono costretti ad emigrare per avere qualche riconoscimento.

“Solo in Italia devi fare tutta quella gavetta”!

“In inghilterra se sei bravo, raggiungi subito gli alti livelli”.

“Io sono andata a Berlino, quella sì che è una città con una grande sensibilità nei confronti dell’arte e degli artisti”!

“In francia, gli attori hanno addirittura l’assegno di disoccupazione”.

Insomma pare che solo da noi che siamo la patria della bellezza, il giardino di fiori più apprezzato al mondo, beh solo in Italia non abbiano a cuore i fiorai. Coloro che si sono preoccupati e che si preoccupano di rendere affascinante e meraviglioso il nostro paese.

Questa poca cura la stiamo riscontrando anche ora, nell’emergenza Covid-19 in una manovra, appunto la famosa Cura Italia, dove ancora non hanno preso provvedimenti per le centinaia di migliaia imprese teatrali, piccole, medie o grandi non importa.

Per tutti gli artisti del mestiere bloccati nelle produzioni di qualunque genere.

Anche il cinema è chiuso e se si continua così sarà davvero dura ricominciare.

Siamo stati i primi ad essere stati interrotti e saremo gli ultimi a ripartire.

È frustrante. Tanto frustrante.

Abbiamo letto che a Berlino verranno stanziati dai 5 ai 14 mila euro per ogni “creativo“. Viene riconosciuta la loro importanza all’interno della città. Una città solo grazie ai creativi può migliorare e progredire. Penso ai murales sui muri dei quartieri, agli spettacoli di strada, agli esperimenti di danza e di teatro nei vicoli dei sobborghi, ai colori e alle emozioni che regaliamo ad un pubblico divertito e sorridente. Perché se c’è arte in giro si è tutti più felici.

Se siamo circondati da colori e da suoni, da movimenti leggiadri e da parole espressive, diventiamo più creativi tutti.

Perché l’arte parla a tutti.

Non solo ai bambini, non solo agli intellettuali, non solo agli artisti.

A tutti. Al popolo. Il popolo è sovrano. L’arte è per il popolo.

Qui siamo tanto tanto lontani.

Ancora non è neanche riconosciuto come un mestiere.

C’è una sorta di disperazione dietro questo mio sfogo.

Noi come creatiVita non ci fermiamo continuiamo a studiare, a formarci, a ideare progetti.

A dirla tutta, l’umore non è dei migliori e non sempre è facile essere positivi. Ci auguriamo solo che alla fine di tutto questo, i comuni e l’Europa intera voglia darci una mano concreta.

Intendiamo che ci aiutino con investimenti importanti per poter riorganizzare eventi e spettacoli perché solo così non faranno morire un’impresa tanto necessaria quanto bistrattata.

 

Stefania Pascali

 

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