Ma così si diventa elite?
Chi ha il sapere lo deve seminare come si semina il grano!
Così recitava Camilleri in una intervista rilasciata a Che tempo che fa di Fazio del 24 febbraio 2019.
Fazio, ad un certo punto chiede allo scrittore: cosa la preoccupa?
E lui risponde: non solo l’Italia, mi preoccupa il mondo. E continua: Forse qualcuno potrebbe spiegarci perché il mondo sta ruotando al rovescio, stiamo tornando indietro. Ancora qualche anno e siamo all’età della pietra.
Invece alla domanda : cosa la consola?
Camilleri risponde: l’uomo. Io ho una fiducia sconfinata nell’uomo, nell’umanità. Questa fiducia mi dà fiducia e speranza. E quando dico di coltivare il sapere non parlo della turris eburnea, dei colti. Chi ha il sapere lo deve seminare come si semina il grano, buttarlo sulla terra, spenderlo. Il sapere non deve essere una élite. Il sapere deve essere l’uso quotidiano nostro. Il giorno in cui questo veramente avverrà saremo davvero uomini sulla terra.
Che parole appassionate quelle di Andrea Camilleri. Un erudito che parla di cultura e di sapere in una maniera semplice e genuina. Il sapere è di tutti. Appartiene al popolo. È del popolo, così come il teatro che nasce con l’uomo e con esso morirà.
Quando prepariamo uno spettacolo, quando lo pensiamo o lo scriviamo, io e Luigi ci poniamo sempre dalla parte dello spettatore. Uno spettatore che non conosce la storia, deve uscire dal teatro avendo compreso la storia. Questo non significa che, nella sua realizzazione, ci deve essere didascalìa o monotonia, anzi. Le immagini devono susseguirsi, piene di colori ed emozioni per narrare ciò che stiamo rappresentando nel modo più fruibile ed intenso possibile. Non è importante tanto che lo spettatore capisca ogni immagine, importa la suggestione di essa, l’impatto che ha e che quando esca possa dire di avere aggiunto qualcosa nel suo cuore e nella sua mente.
Un teatro per tutti insomma, per chi sa e per chi vuole sapere.
Stefania Pascali
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