Oggi prendo spunto da un video di un grande artista, un attore che avrebbe recitato ad aprile nella nostra stagione teatrale ma che, purtroppo, per i motivi che sappiamo tutti, non potrà farsi applaudire. Sto parlando di Andrea Cosentino, premio Ubu del teatro (sono gli Oscar del teatro) che mostra molto significativamente in un video di 4 minuti la condizione dell’artista al tempo del coronavirus.
Diciamoci la verità, ognuno di noi, almeno una volta al giorno (ma credo anche molte di più), guarda video e sketch che generosamente attori, cantanti e musicisti (professionisti e non), regalano sui social solo per la loro pura voglia di divertire e far sorridere.
In una parola emozionare.
Eppure dietro questi “clown” del web c’è una grande malinconia, una tristezza di fondo. E Andrea la mostra bene. Noi che con la nostra santa e benedetta creatività ci inventiamo e ci rinventiamo, noi che studiamo voci, movimenti e imitazioni, noi che non ci stanchiamo mai dei rifiuti e che cerchiamo sempre di imparare da essi… ecco noi…noi siamo stati gli ultimi lavoratori menzionati da una manovra economica che non ci considera o ci considera poco.
Eppure lo spettacolo è stato un campo che ha subìto ingenti danni.
Rappresentazioni saltate, eventi, tecnici e compagnie che, da un giorno all’altro, si sono visti annullare intere tournée. Anche a noi, creatiVita, si è bloccato tutto. Qualunque attività culturale. Senza alcuna tutela come se non avessimo diritto ad una ricompensa, come se il nostro non fosse un lavoro. A quale attore infatti non è capitata la domanda: Che lavoro fai?
E alla risposta, si sia sentito dire: Sì, ma nella vita? Come campi?
E perché questa scarsa considerazione?
E questo è il riconoscimento nazionale di gente che si fa in quattro, che costantemente si forma, che analizza, che studia l’essere umano sia fuori che dentro. E non è vero che stiamo tutti soffrendo allo stesso modo. Molti italiani stanno a casa con lo stipendio garantito. Molti altri continuano a lavorare.
Siamo noi artisti ad essere i più bistrattati. Noi, quelli che, senza di noi, non esisterebbero né risate né lacrime. Siamo ancora noi a rischiare di non avere un futuro.
A non dormire la notte se abbiamo dei figli. A pensare che mestiere ci toccherà fare dopo.
Noi che regaliamo emozioni, in questo momento, è possibile che siamo scarichi, che non abbiamo voglia di ridere o di far ridere. Perdonateci per questo. Passerà.
Dicono.
Ma come? E quando? Questo non lo dicono.
Speriamo che Andrea Cosentino possa venire a San Salvo quando questo brutto sogno sarà passato e lì potremo applaudire la sua bravura e la sua genialità dal vivo.
Perché gli attori amano la carne e l’ossa. Il sangue e il sudore.
Stefania Pascali