Penso al 4 Maggio e la mia mente mi proietta a domani.
Sembrerà strano ma non fremo dalla voglia di uscire.
Non perché mi sia abituata alla pigrizia della casa, per quanto avessi agognato una vita in pigiama prima della crisi, ma perché per uscire mi devo armare di coraggio.
Mi devo preparare psicologicamente all’ idea di andare fuori.
Ricapitolando: mascherina e guanti. Obbligatori per tutti anche per i bambini.
Va bene. Ma non finisce qui.
Quando parlo di coraggio intendo dire che, appena varcata la soglia del portone, i dubbi mi assaliranno.
Posso farlo quello che vorrei fare?
Mi fermeranno e mi faranno la multa?
Io e due bambini possiamo uscire insieme?
Posso andare in una cartolibreria a fare un regalo?
Io non ho capito niente di ciò che si può e di ciò che non si può.
So che a fare la spesa si può.
E tutto il resto?
Sapete che vi dico?
Mi è stata tolta la bellezza di una passeggiata.
Tolta la spensieratezza e l’allegria del sole.
Non ho paura del contagio ma di violare una legge.
Allora…Io resto a casa. Il Covid ha vinto. Ce l’ha fatta. Nave colpita e affondata.
Tanto ormai lavoro dentro le mura domestiche ed uscire a queste condizioni, non mi va.
Mi manca l’entusiasmo.
Sarà anche immaturità. Ma non mi piace.
Mi viene da piangere più ora che prima.
Inoltre fa un caldo dentro quella mascherina!
Ma come si fa a convivere con questa cosa? Non è vita.
Io non esco. “Non ne vale la pena” sarà la mia risposta per tutto.
Quando passerà?
Passerà?
So solo che se mi chiedessero che colore sono oggi, risponderei: Grigia, come il cielo.
Dio, aiutaci tu.
Stefania Pascali